MAI SENZA GIOVANI |
![]() |
![]() |
![]() |
MAI SENZA GIOVANI
“Il tormento della Suora Missionaria è impegnarsi con tutti i mezzi adoperati dal Salvatore divino e approvati dalla Madre Chiesa per far vivere e mantenere Gesù nelle anime, specialmente delle giovani… La vocazione a questa missione è necessaria. È una cooperazione giurata al sacerdozio cattolico per innestare Gesù nelle anime… Miriamo a guadagnare il cuore con la nostra virtù. Presto si guadagnerà anche la mente con il catechismo e si fiaccherà il vizio delle giovani, per innestarle alla grazia di Dio…”. “L’opera principe che P. Pianzola coltivò ogni anno per le conquiste migliori nel campo delle anime fu il corso di SS. Esercizi, predicati sempre con genialità ed esuberanza di parola di Dio. Purificare delle coscienze e riportarle a contatto con Dio; formare poi degli elementi coscienti con abbondante predicazione; e, fortificati dalla intensificata pratica della vita cristiana, lanciarli poi all’apostolato nella famiglia, nel lavoro, nella scuola e in ogni ambiente. Ecco il suo metodo ...”. Un metodo educativo di cui troviamo tracce significative di riflessione in un manoscritto, non datato, ma da attribuire all’età giovanile: può considerarsi la “sintesi” del pensiero pianzolino circa l’educazione della gioventù da realizzarsi soprattutto nell’Oratorio da lui definito “catecumenato per i giovani del suo tempo”. Ne evidenziamo cinque passaggi importanti e di grande attualità che sembrano risposte a “lamentazioni” note e “atemporali”, quando si parla di oratorio e pastorale giovanile: i giovani non ci stanno, gli educatori sono pochi, mancano le strutture, tante energie per un gruppo di ragazzi numericamente irrilevante … u È legge di chimica che per formare dei corpi nuovi, richiedesi l’agglomeramento di atomi per precipitazione. Un piccolo nucleo resta il punto intorno a cui si dispongono a faccette le molecole che, facendone precipitare altre di uguale natura, formano i più belli e smaglianti cristalli. Questi per opera della cosiddetta sovrapposizione, con l’aumento lento, ma continuo, vengono a formare delle vere montagne. La natura quindi ci porge il modo di incominciare. v Siano pure in piccolo numero i raccolti così: quattro, cinque, dieci che vanno a quelle ore, o dal Chierico o dal Prete e partono via tutti contenti. Questi formando una specie di ‘paretaio’, finiranno col tirare i fanciulli oggi lontani, saranno il vostro personale assistente, il vostro sicuro appoggio. In tal modo l’Oratorio avrà la sua vita e la sua energia: vita ed energia tanto più duratura e consolante quanto l’educazione dei primi fu più intensa e regolare. A fondare un Oratorio non bisogna adunque almanaccare difficoltà, che punto non esistono, ma semplicemente e modestamente avere il buon volere di salvare la nostra gioventù. w Educate con intelletto di amore questo, o questi primi accorrenti, e voi porrete la base della vostra opera, tanto più salda e proficua, quanto sarà aderente alla pietra che è Gesù Cristo. x L’insegnamento fatto a colpi di bacchetta, col tono di scuola, col fare cattedratico, stanca i fanciulli, che irrequieti vogliono fuggire. Bisogna dunque scendere dall’alto, bisogna sulle orme dello stesso S. Paolo farsi piccolo coi piccoli, interessarsi delle loro piccolezze, e far intendere, sempre nella carità, di Gesù Cristo i pericoli del loro sviamento, nonché le alte aspirazioni del cuore affettuoso di Dio. Oh il giovanetto, quando si accorge di essere amato, diventa maneggevole, convinto, deferente, generoso, pronto allo stesso eroismo… y La rovina di un Oratorio sarebbe pure da aspettarsi là, ove si facesse bassa distinzione tra i figli della plebe e quelli degli agiati, tra gli straccioni e i futuri cicisbei, tra la giacca di fustagno e la giubba di lana. I fanciulli rifuggono in massa da queste irragionevoli particolarità, pesano il cuore di chi li raccoglie e sanno pronunziare bene i loro verdetti. È l’invito a “cominciare” anche “da uno” e poi, con costanza e pazienza – oltre il rischio di una pastorale di “eventi” … -, costituire e formare un primo “nucleo”, con una proposta educativa continuativa ed esigente! Quel prete “dei giovani”, che è stato P. Pianzola, ci ricorda che il segreto di ogni strategia pastorale sta nell’incontro personale, nella “convivenza” e condivisione, nell’ascolto e nell’accompagnamento formativo del ragazzo che ti capita di incontrare o di quello che tu vai a cercare, colto come “piccolo messaggero di molti suoi coetanei”, destinato ad essere, a sua volta, “apostolo e missionario” tra altri ragazzi come lui, perché “i giovani – scriveva P. Pianzola, come Don Bosco – si salvano con i giovani”. Per questo fonda nell’oratorio maschile e femminile dell’Immacolata il gruppo delle “Giovani Guardie” – sentinelle “avanzate” tra i giovani – che diventa un “vivaio” in cui coltiva tutte le vocazioni. E nell’ambito giovanile punta in modo deciso e profetico sulla formazione delle giovani: e nell’esperienza dell’Oratorio dell’Immacolata sorgerà il gruppo delle “prime” missionarie pianzoline, novant’anni fa! Un’ultima annotazione: già P. Marotta, come risulta da una delle citazioni iniziali, metteva in evidenza che l’opera – chiave di P. Pianzola, ogni anno, era il corso di Esercizi spirituali, rivolti a persone, gruppi, aggregazioni e, coerentemente con una delle sue scelte prioritarie, ai giovani. Su questa “opera” abbiamo molte testimonianze interessanti, tra cui ne scelgo una di P. Biagioni, rosminiano, che aveva certamente partecipato molte volte ad Esercizi predicati dal Padre nei collegi maschili di Domodossola e Stresa. Il Beato Pianzola in tutta la sua opera educativa e nella sua predicazione, specialmente nelle “missioni popolari”, ha dichiarato e dimostrato una fede incrollabile nella forza della Parola annunciata, per questo l’annuncio del Vangelo ha dato frutto, favorendo “l’innesto” della vita nuova in Cristo, ha fatto breccia nei cuori perchè il Vangelo annunciato era da lui quotidianamente meditato, “ripensato” e vissuto: di qui quella capacità di comunicazione universalmente riconosciuta. Non è, allora, estemporanea l’indicazione che offre in una relazione sul catechismo tenuta al Santuario dell’Immacolata in Vigevano nel 1940, ma è una convinzione profonda su cui siamo tutti invitati a riflettere, oltre l’improvvisazione e la superficialità con cui rischiamo, oggi, di “smanettare” anche la Parola di Dio: |